Nell’ambito di un disagio crescente acuito da anni di recessione, nell’ultimo rapporto Censis gli italiani vengono definiti popolo di rentier, l’etichetta che si affibbia a chi vive di rendita, e quindi incapace di investire sul futuro, malato di immobilismo sociale.
I Millenials sono le vittime inconsapevoli di questi anni, stritolati dalla crisi e dal ridursi delle occasioni per affermarsi: aumenta il numero di inattivi, coloro che non hanno voglia né di studiare né di trovarsi un lavoro, e tra gli intervistati sono sempre meno coloro che sognano di fare gli imprenditori, di accollarsi il rischio di un’impresa quanto mai incerta.
Eppure segnali di speranza, in un quadro sostanzialmente negativo, arrivano dal dato sulle nuove iniziative imprenditoriali, le cosiddette “start up” innovative, triplicate in meno di tre anni: il rapporto Censis spiega che «le startup innovative iscritte alla sezione speciale del Registro delle imprese» sono passate «dalle 1.486 del 2013 alle 6.323 della fine di settembre 2016».
Per mettere su un’impresa, innovativa ma anche tradizionale, o per tenere in piedi la propria, quando c’è bisogno di adeguamenti ed interventi importanti, non bastano però le idee e la buona volontà: servono risorse che personalmente non sempre si dispongono, ma che possono essere attinte da numerosi bandi che vengono ogni anno messi a disposizioni dalle regioni, dallo Stato ed anche dalla Comunità europea.
Attivarsi per ottenere agevolazioni finanziarie pubbliche offre la possibilità di trovare i mezzi finanziari necessari, per ridurre il costo del finanziamento rispetto alle forme di finanziamento ordinarie e per contenere il rischio d’impresa limitando l’utilizzo di capitale proprio.
I finanziamenti pubblici sono lo strumento privilegiato con cui lo Stato aiuta il sistema produttivo ad effettuare gli investimenti necessari per lo sviluppo di nuovi prodotti/servizi e per il miglioramento della performance aziendale.
Generalmente i soggetti che mettono a disposizione questi fondi sono lo Stato, le Regioni, le Province, i Comuni, le Camere di Commercio e l’Unione Europea (attraverso i Fondi Europei Diretti ed Indiretti).
Queste agevolazioni possono riguardare e sostenere o lo sviluppo di particolari settori dell’economia, o lo sviluppo di specifiche figure imprenditoriali, o alcune tipologie di imprese, o particolari aree geografiche.
Lo Stato, in generale, prevede periodicamente che dei finanziamenti pubblici siano stanziati per aiutare imprese e determinate categorie produttive. In particolar modo, le categorie che generalmente possono godere dei finanziamenti pubblici sono le piccole e medie imprese, gli enti e le imprese che operano nell’ambito della ricerca e dello sviluppo, gli enti e i soggetti privati che operano nell’ambito della tutela dell’ambiente, enti e soggetti che operano nell’ambito dello sviluppo dell’occupazione e della formazione.
Per la gestione degli aiuti statali va inoltre sottolineato che la Commissione Europea ha determinata una mappa per ogni Stato membro, che aiuta gli stessi a comprendere come indirizzare i finanziamenti pubblici a livello regionale.
Esistono però anche alcune forme di finanziamenti pubblici che, per l’entità “minima” e il settore non strategico ai fini della concorrenza internazionale in cui le imprese operano, possono essere erogati senza la dovuta autorizzazione da parte della Commissione Europea: siamo di fronte al regime del “de minimis”. Si tratta di finanziamenti e agevolazioni di piccola entità, il cui importo è considerato irrilevante per generare turbative del mercato e della concorrenza.
Naturalmente, in base al tipo di contributo e, se si tratta di finanziamenti regionali, in base alla Regione dove si intende avviare la propria attività, l’entità dei contributi e dei finanziamenti agevolati varia.
Se per esempio l’investimento stimato per aprire un ‘attività è di 150.000 euro, i contributi pubblici possono variare dal 25-30% fino al 50-60% dell’intero investimento a seconda del posto dove si intende avviare l’attività. Ovviamente, questa disparità di concessione dei contributi è direttamente dipendente dalle condizioni di sviluppo economico della Regione in cui investire: più una regione è sviluppata dal punto di vista economico, minori sono i contributi concessi dallo Stato e, al contrario, meno la Regione è sviluppata e maggiori sono i contributi.
Ma quali sono le principali tipologie di finanziamento pubblico?
In primis ci sono i Contributi a fondo perduto, che vengono erogati a fronte di investimenti immateriali (marchi, brevetti, sito internet, assistenza tecnico-gestionale, consulenze e formazione ecc.), materiali (adeguamento e attivazione locali, impianti , macchinari, attrezzature etc), e a fronte di spese di gestione (acquisto materie prime, semilavorati e prodotti finiti, spese burocratiche, canoni di locazione di immobili, spese pubblicitarie). I finanziamenti a fondo perduto prevedono un contributo in conto capitale: a questo proposito, chi usufruisce del contributo a fondo perduto non deve restituire il capitale erogato né interessi calcolati su di esso.
Vi sono poi i finanziamenti a tasso zero o a tasso agevolato, che sono prestiti concessi a tasso zero o che prevedono un abbattimento di una determinata percentuale (variabile a seconda del bando di agevolazione) del tasso di Interesse di riferimento.
In molti bandi regionali, ad esempio, l’agevolazione prevede un finanziamento che copre il 100% dell’investimento di avvio (fino a un determinato massimale) e che è costituito da una quota di fondi regionali a tasso zero e da una quota di fondi bancari a un tasso convenzionato, che rimane fisso per l’intera durata del prestito. I finanziamenti sono in genere pluriennali e prevedono un piano di rimborso con rate posticipate, solitamente trimestrali.
Altra possibilità è quella offerta attraverso gli Interventi in conto garanzia, con lo scopo di facilitare l’accesso al credito per le imprese, mediante il rilascio da parte dell’ente pubblico finanziatore di una fideiussione a favore dell’istituto di credito che concede un prestito all’impresa beneficiaria. In particolare l’ente pubblico fornisce all’impresa una garanzia gratuita su una percentuale, generalmente molto elevata (ad esempio l’80%), di un finanziamento bancario erogato per l’avvio dell’impresa e la sua gestione nel periodo di start up.
Molto utilizzato, soprattutto per favorire lo sviluppo nel Mezzogiorno d’Italia, è il Credito D’Imposta, un bonus fiscale spettante agli imprenditori che effettuano determinate tipologie di spesa, che l’ente pubblico intende agevolare, quali ad esempio costi per assunzione di personale, spese in ricerca e sviluppo. Il bonus fiscale si traduce in un credito d’imposta calcolato su una prefissata percentuale della spesa totale oggetto dell’agevolazione.
L’Amministrazione finanziaria ha specificato come il credito d’imposta deve essere utilizzato dal beneficiario del finanziamento per corrispondere le rate di rimborso del finanziamento stesso. In particolare, il soggetto finanziatore recupera l’importo della sorte capitale e degli interessi nonché delle spese strettamente necessarie alla gestione del medesimo finanziamento con l’istituto della compensazione, che può essere esercitata a partire dal giorno successivo alla scadenza di ogni singola rata di restituzione del finanziamento. Tali somme possono essere recuperate dal soggetto finanziatore anche mediante la cessione del credito. Il credito ceduto deve essere indicato nella dichiarazione dei redditi del soggetto cessionario relativa al periodo d’imposta in cui è avvenuta la cessione.
Alcuni bandi pubblici, infine, prevedono anche una serie di agevolazioni contributive ed economiche a favore dei datori di lavoro che procedono all’assunzione dei soggetti appartenenti a determinate categorie di lavoratori.
I finanziamenti pubblici sono quindi un’opportunità preziosa per gli aspiranti imprenditori e per chi ha intenzione di potenziare la propria impresa, ma è comunque bene ricordare che il finanziamento pubblico deve essere considerato come un ‘di più’, un aiuto a prescindere dal quale l’impresa deve comunque svolgere la propria attività contando solo ed unicamente sulle proprie forze.
Subordinare l’avvio della propria attività o la realizzazione di un investimento all’ottenimento di un contributo pubblico può infatti voler dire attendere molti mesi prima di poter mettere in pratica il progetto, se non addirittura non riuscire a realizzarlo mai.